venerdì 23 luglio 2010

Ti posso toccare, sfiorare il tuo volto con le dita e affondo nei tuoi capelli, ma il tuo corpo, crudo
senza malizia, è solo un involucro. Sfumi il viso nella luce, svincoli gli occhi alla presa.
Ti travesti di maschere di specchi.
La tua metamorfosi è confusione e compenetrazione degli spazi, che abiti nascosta dietro carta da parati
e dipinta di bianco, come il legno sotto i tuoi piedi. Ti stendi negli acquitrini, ti rotoli nel fango
del campi, i tuoi piedi sono tappezzeria stinta di muri crepati.
Colonizzi il mondo lasciando segni di te e vuoi nasconderti fino ad annullarti in esso. Tutto insieme,
confusione di messaggi: ansie di sparizione, ma richiamando l'attenzione.

Ti osservo: sei una musa leggiadra e, come se tu non potessi vestirti di altro se non della tua pelle, fata
dalle vibrazioni diafane in mezzo a rovine.

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