sabato 31 luglio 2010

Camicia da notte candida come il dolore,
su cui ricadono, innocenti, i tuoi capelli dorati,
giù a girandole lievi, mandan guizzi di luce
nel buio della tua stanza.
Profumo di borotalco e menta fresca
nell'aria, insieme al silenzio che spaventa
dei tuoi occhi spalancati.
Con le mani fai il ritmo dei violini intorno,
gli archetti tagliano l'animo in pezzi sottili
e ti senti sanguinare sul lenzuolo innocente.
A movimenti bruschi recidi le ciocche intrise di tormento
la tua gioia, il tuo vanto, ciò che eri
e che han grattato via dai tuoi gesti stanchi.

venerdì 30 luglio 2010

Noi che camminiamo nelle fenditure
dove il cielo ha il colore dell'ametista
e i pensieri ghiacciano nell'aria.

Non pronunciare storie attorno al fuoco,
le locande e le sue genti non sono sicure,
la fragilità del condividere è caduta in terra,
frantumandosi come un bicchiere di cristallo.

venerdì 23 luglio 2010

Ti posso toccare, sfiorare il tuo volto con le dita e affondo nei tuoi capelli, ma il tuo corpo, crudo
senza malizia, è solo un involucro. Sfumi il viso nella luce, svincoli gli occhi alla presa.
Ti travesti di maschere di specchi.
La tua metamorfosi è confusione e compenetrazione degli spazi, che abiti nascosta dietro carta da parati
e dipinta di bianco, come il legno sotto i tuoi piedi. Ti stendi negli acquitrini, ti rotoli nel fango
del campi, i tuoi piedi sono tappezzeria stinta di muri crepati.
Colonizzi il mondo lasciando segni di te e vuoi nasconderti fino ad annullarti in esso. Tutto insieme,
confusione di messaggi: ansie di sparizione, ma richiamando l'attenzione.

Ti osservo: sei una musa leggiadra e, come se tu non potessi vestirti di altro se non della tua pelle, fata
dalle vibrazioni diafane in mezzo a rovine.

lunedì 19 luglio 2010

Quando scende la sera in estate l'aria parla e mi porta i gesti di là fuori, mondo lontanissimo. c'è la musica dolce di un film per la televisione, le cui note di pianoforte giungono a me estranee a quella banalità di intrattenimento, ci sono i rombi scoppiettanti dei motorini della compagnia, che mi fanno venire voglia di essere altro dalla mia attuale riflessività. E ne passa uno più quieto mischiato ad un aereo lontano, passa e non lascia scie luminose, in questa notte di nuvole. Il mio gatto miagola dal balcone, forse curioso ed indispettito dalla sua costrizione domestica. Come lui anche io tendo l'orecchio e voglio evadere. Li sento forte, i pensieri, in questo falso silenzio dell'intorno. Le voci non trovan posto la sera e stanno chiuse nelle case, nel timore delle notti d'estate, così dense di altri protagonisti. Le parole, invece scorrono veloci sopra fogli raccolti con nastri, progetti di spunti, taccuini scarabocchiati e fazzoletti di bar. Scivolano una dopo l'altra, lasciando la mente leggera, anche se è liberazione solo apparente: sono catene di associazioni che nascono dalla sensibilità acuita per opera del vento leggero, che muove i capelli.

Fisso il cielo, ma sono solo nuvole che fuggono con lo sfrecciare delle auto, che passano laggiù, sulla tangenziale della grande città.

Dove sono io in tutto questo scorrere non lo so proprio, lascio che l'ansia si perda nella carezza del vento sul mio naso. Il mio essere è l'ascolto.

mercoledì 14 luglio 2010

Amica mia tra le pagine.

Nel cielo una nuvola a forma di rondine.
Eppure l'aria è gonfia, il cielo è coperta
che soffoca, calda lana pungente,
mentre nascono le collane di te.
Perla dopo perla si avvicendano
i respiri che ti guidano,
cerco di comporre un gioiello per
il tuo sorriso, ma il filo mi sfugge di mano.
L'armonia dei colori s'infrange
su un balcone dove il respiro dei fiori non si sente più.
Tu stupri le anime,
vischioso virus,
ti conficchi nelle mani che stringi
e le costringi alla tua presenza,
invadente essere che non sa star solo.
Scavi le carni e ne scopri i dolori
che calpesti con noncuranza;
ti nutri delle ispirazioni,
le inghiotti senza digerirle
e credi che tutto possa esser tuo,
cieco e inconsapevole di cosa sia
un rapporto vero.
E' un urlo liberatorio il canto che evoco,
voce solitaria la mia,
folle voce la mia,
ad occhi ben aperti sulle mie mancanze
urlo senza forze: vattene via.


mercoledì 7 luglio 2010

Il dolore nascosto nelle note di un basso lontano,
le ninna nanne,
che portano le dita a rincorrersi sulle corde.

E' corsa lenta,
conduce ai miei luoghi,
solitari e dalle brezze leggere.
Rimbombo di giorni uguali a se stessi,
rompo un bicchiere
che scivola dal controllo della mano,
come uno schianto di sensazioni.
Un rumore pungente scende
si fa rete, a imprigionare le percezioni.

lunedì 5 luglio 2010

La calma che scaturiva dagli sguardi sull'acqua

E c'erano le onde, che lavavano via gli affanni,
un lago sconosciuto aperto ai loro occhi,
amiche a gambe incrociate sull'erba.

Le parole impastate nell'aria,
con movimenti lenti delle mani,
come fossero argilla, fertile terra per costruire.